Verso il Festival dei Matti 2015

 Incontro con Peppe Dell’Acqua e le sue storie dalla città dei Matti

Introduce Anna Poma

Letture di Anna Toscano e Alessandra Trevisan

da

Non ho l’arma che uccide il leone.La vera storia dei protagonisti del cambiamento nella Trieste di Basaglia e nel manicomio di S. Giovanni,

Edizione Alphabeta Verlag, 2014

 

 

TEATRINO DI PALAZZO GRASSI

GIOVEDĺ 26 febbraio 2015 ore 18.00

Ingresso libero. È consigliata la prenotazione scrivendo a info@con-tattocooperativa.it.

 

C’era una volta la città dei matti, e i matti che di quella città erano prigionieri insieme ai custodi che ne reggevano le sorti. C’erano ovunque, in Italia e nel mondo fino a che nel nostro Paese, quarant’anni fa, qualcuno cominciò a chiedersi che ne fosse dell’umanità in quei luoghi e perché mai i sequestri, le espropriazioni, i soprusi, i diritti negati fossero chiamati “cure”. Perché mai, il sapere che fondava quel potere, si spacciasse per scienza e continuasse aessere studiato e tramandato. Prese il via a quel punto la storia, troppo spesso ignorata e misconosciuta, di una rivoluzione culturale che condurrà, in Italia, alla chiusura dei manicomi, alla trasformazione radicale delle pratiche di cura e alla restituzione dei diritti civili a chi soffre di disturbi mentali. Non ho l’arma che uccide il leone, è stato pubblicato da Peppe Dell’Acqua per la prima volta nel 1979 e oggi riedito nella Collana 180 Archivio critico della Salute Mentale, Edizione Alphabeta Verlag., ricostruisce meravigliosamente quell’epopea gloriosa a partire dai suoi protagonisti. Franco Basaglia e un gruppo di “strani psichiatri” (tra cui lo stesso Dell’Acqua) giovani, inesperti, trapiantati da luoghi lontani a Trieste, città in cui si sentono tutti un po’ esuli, che accettano di provarsi a rovesciare il mondo, a dimostrare che l’impossibile può diventare possibile. Giovanni, Rosina, Carletto, Nevio e tanti altri internati e poi dimessi dal manicomio triestino, le loro piccole e grandi rinascite, l’uscita dall’anonimato, dall’assoggettamento,. la messa a punto di una ”complicità” e di una liberazione che ci riguarda tutti. Nel libro è messa in scena, passo a passo, la decostruzione di pratiche senza speranza e gli antidoti alla loro sopravvivenza. Si spostano mobili, si trasformano gli spazi, le persone se ne appropriano, li riempiono di oggetti: il “fabbisogno” s’ingigantisce, l’economo è spiazzato, protesta, com’è possibile che i medici chiedano  tessuti, colori, cartapesta, matite, i trucchi, che occorrano strumenti musicali, partiture, che si canti, si balli e si facciano i concerti in manicomio? Il mondo entra in manicomio e dal manicomio si comincia ad uscire. Ma non sono solo gli internati a farlo. Escono i medici, gli operatori, i volontari, vanno a conoscere i contesti, a incontrare le persone, le loro paure, le contraddizioni, i pregiudizi. Si adoperano per scardinare steccati, cancellare confini.  Intrecciano alleanze, se necessario forzano le cose: affittano case a proprio nome per farvi abitare i matti, occupano spazi pubblici per costruirvi centri di salute mentale, fanno infuocate riunioni fino a notte fonda, vanno a pesca, somministrano la pillola anticoncezionale, ma sempre barattando insicurezza con presenza, prossimità, legami. Si espongono, rischiano querele, processi, diffamazioni, gogne mediatiche, spaccature interne. Non sono eroi, sono innamorati. Della complicità, delle rinascite.  Di quella dei matti e della propria.

Tutto si trasforma. Ma i matti poi guariscono? Cos’è guarire?  Da che cosa, per che cosa? 

 La fine del manicomio e il ritorno in città, la costruzione dei servizi territoriali, la fondazione di altri gesti terapeutici,  ma soprattutto l’invenzione di una cittadinanza che non c’è. Che è ancora  la nostra  scommessa .

 

Peppe Dell’Acqua, 

salernitano, classe 1947, psichiatra, ha lavorato con Franco Basaglia fin dai primi giorni triestini, partecipando all’esperienza di trasformazione e chiusura dell’Ospedale Psichiatrico. Tuttora vive a Trieste dove è stato fino a marzo 2012 Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e dove nsegna psichiatria sociale presso la Facoltà di Psicologia. Nel 1988 pubblica per Edizioni Sapere 2000, con Roberto MezzinaIl folle gesto, sulla questione della perizia psichiatrica e del lavoro in carcere e in ospedale psichiatrico giudiziario.. Ha svolto e organizzato molteplici attività di consulenza scientifica ed organizzativa in in Italia, Europa e nelle Americhe tenendo cicli di conferenze, seminari, verifiche tecniche. Si occupa di comunicazione e formazione, in particolare  per operatori e famiglie di persone con disturbo mentale. Ha pubblicato un manuale, Fuori come va? Famiglie e persone con schizofrenia, rieditato nella III edizione da Feltrinelli Editore (2010), che completa e riassume il percorso di ricerca nel campo del sostegno alle famiglie con persone con disturbo mentale. Nel 2007 ha pubblicato Non ho l’arma che uccide il leone. Trent’anni dopo torna la vera storia dei protagonisti del cambiamento nella Trieste di Basaglia e nel manicomio di San Giovanni, per Stampa Alternativa, oggi riedito per Alphabeta Verlag. . E’ tra i promotori del Forum

Salute Mentale, avamposto per la tutela dei diritti delle persone con disturbo mentale, e del comitato stopopg. E’ direttore della Collana !80, Archivio critico della Salute Mentale

Anna Poma, ideatrice e responsabile scientifico del Festival dei Matti. Dal 2003 è portavoce del Forum Veneto per la Salute Mentale. negli ultimi anni è referente regionale del comitato Stopopg. Svolge attività di psicoterapeuta tra Venezia e Treviso e è formatrice in diverse istituzioni


Anna Toscano, insegna a Ca’ Foscari, collabora con alcune testate e sue pubblicazioni sono rintracciabili in libreria, ed Alessandra Trevisan, blogger ed ufficio stampa, già co-autrici del programma radiofonico “Virgole di poesia”, portano in giro in tutta Italia spettacoli-racconto su libri e scrittori. 

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