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ACCADEMIA DELLA FOLLIA
noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza

Direttore Artistico: Claudio Misculin
Direttore Organizzativo: Cinzia Quintiliani

Ufficio produzione e organizzazione(Italia/estero): Cinzia Quintiliani e Carmen Palumbo

L’Accademia della Follia si occupa di teatro e follia.La ricerca nasce all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste nel periodo in cui le sue mura venivano abbattute da Franco Basaglia. Fondata da Claudio Misculin, artista, attore e regista, l’Accademia opera ai confini: geografici, culturali, etnici, di generazione, di centralità e marginalità, di rischio personale, di gruppo, di età, di status.”Tecnica + Follia = Arte……..O l’arte ha in sé una magia oppure non è arte. E’ un’esperienza originale , sia in Italia che all’estero, per le linee fondanti, per metodo di lavoro, per ricerca di una nuova poetica-estetica finalmente non più disgiunta da pratiche sociali. Siamo convinti che l’unico, arduo percorso sia la creazione di molteplici scambi. Lavoriamo a cultura e comunicazione. Il nostro “esame di coscienza”, gli indicatori di qualità del nostro lavoro si basano su queste domande: Quante sinergie, imprenditorialità politiche, culturali, economiche innovative ed intelligenti attiviamo?” L’Accademia della Follia da sempre collabora a stretto contatto con le Pubbliche Amministrazioni italiane e, negli ultimi anni, anche internazionali.  Oltre alla produzione di spettacoli teatrali, svolge la propria attività attraverso progetti di laboratori di artigianato teatrali, stages, workshop, convegni, tirocini presso: Dipartimenti di Salute Mentale, Case Circondariali, Università.L’Accademia della Follia da anni produce, films, inchieste, cortometraggi, video, sia per proprio conto che in collaborazione e co-produzione con la RAI ed Enti istituzionali.L’associazione ha ricevuto negli anni diversi riconoscimenti, tra cui:  MEDAGLIA AL MERITO nel campo delle Arti, della Cultura e dello Spettacolo Il Presidente della Repubblica Italiana ha così premiato il Progetto Extravagância – Tournée in Brasil 2010.Patrocinio da parte della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO   Progetto Extravagância – Tournée in Brasile 2011

 

CLAUDIO MISCULIN
 La sua attività inizia, nel 1976, a Trieste, nell’ambito dell’esperienza basagliana. Claudio Misculin si trova lì, in quel momento, a far parte del grande sogno; e da lì, da dentro, fonda il primo gruppo (1976), apre il primo teatro di matti ed, insieme ad altri, partecipa alla costruzione di quella idea che poi diventerà la legge 180. Nel 1983 fonda il Velemir Teatro, nel 1992 l’Accademia della Follia: rete di gruppi teatrali per la condivisione di pratiche artistiche e progetti esistenziali. Esperienze, teorie, tecniche e linguaggi per la trasformazione. “Il teatro – spiega Claudio – me lo vedo, forte di stomaco e con tutti i denti in bocca, correre nelle strade, nelle vene della gente, organo vitale di un corpo sociale sano. E non rantolare a mezzo proscenio e sussurrare la propria fine sporcando le parole di Shakespeare. Parlando di “metodo di lavoro”, mi sento in dovere da affermare che non esiste metodo in arte, esiste l’esperienza. Io ho fatto un’esperienza alla quale ci si può riferire. L’arte è un’apertura permanente che non si può vivere senza l’accettazione e la ricerca lucida e deliberata del rischio (Kantor). Ebbene il fattore rischio che ho scelto per giocare all’interno dell’arte è la “follia”. E’ una ricerca che tiene aperti, spesso faticosamente, spazi che si vanno rapidamente omologando, sfere che tendono ad autonomizzarsi, nella schizofrenia del singolo e in quella più generale. Quindi il teatro diventa anche mezzo, strumento di concreta quotidiana mediazione d’oggetto con altri soggetti, sani o malati che siano. Luogo di produzione di cultura, attività di formazione alla relazione con uomini e donne e cose. Siccome parliamo di una ricerca tra teatro e follia, che non esclude, ma travalica il mero aspetto terapeutico, per cogliere sino in fondo nel profondo l’essenza e la validità di tale metodo di lavoro, cominceremo a viverlo e a pensarlo come strumento efficace per un buon approccio al teatro, non solo per il matto, il disgraziato, il differente, ma anche per il normale che intende cimentarsi nel teatro. E per finire sul “metodo di lavoro” vorrei dire due parole sull’eccesso, e cioè il sistema dell’eccesso. Viviamo nella dimensione dell’anticipazione dei desideri. Cioè i miei desideri non nascono più da pulsioni interne, ma dalla scelta delle soluzioni fornitemi. Faccio un esempio: posso scegliere tra mille tipi di dentifricio, ma non posso scegliere l’aria pura: non c’è più. Viviamo già nell’eccesso: eccesso di mezzi, di strumenti, di ignoranza. Il risultato è incomprensione della realtà, incomprensione di se stessi, incomprensione. Il palco è per convenzione il luogo deputato all’eccesso. E nel mio teatro questo è. E’ il luogo magico, il luogo del delirio che offre le valenze alla ricomposizione immediata del soggetto, mentre oggettivamente è una finestra che permette la visione delle contraddizioni”
   
   
Orsola Branzi in arte La Pina
La Pina nasce a Firenze il 20 giugno del 1970, nel 1973 si trasferisce con i genitori a Milano. Qui dopo la scuola dell’obbligo si iscrive all’ITSOS (Istituto Tecnico Statale a Ordinamento Speciale) con indirizzo Comunicazioni visive. Inizia in questo periodo la sua attività di educatrice impegnata con bambini con problemi comportamentali che si protrarrà per quasi un decennio.
Alla fine degli anni Ottanta frequenta la scena del rock indipendente milanese e dopo le scuole superiori è a Bologna dove si iscrive a Scienze dell’Educazione e scopre l’arcipelago dell’hip hop italiano. E’ il momento delle “posse” che si riuniscono all’Isola del Kantiere dove gravitano tutti i protagonisti del rap bolognese.
Con un gruppo di amiche, Le Pine, si cimenta con le prime canzoni, ma è con il definitivo ritorno a Milano che La Pina entra stabilmente nel circuito hip hop, affiancando la posse varesina degli Otierre con la quale si esibisce al Palatrussardi in una serata come opening act dei Public Enemy. Sono loro a produrre il suo primo album, “Il CD della Pina” (1995) che vede la partecipazione di Esa, Polare e DJ Vigor. Nel 1994 La Pina era comparsa sul loro debutto “Quel Sapore Particolare” e continuerà la collaborazione con gli Otierre in “Dalla sede” (1997). Con la posse nasce un’unione artistica che si protrarrà nel tempo attraverso le sue successive personali uscite discografiche, “Piovono Angeli” (1998) e “Cora” (2000) con i Soul Kingdom. Questi lavori confermano La Pina come una delle più importanti esponenti del rap femminile italiano. Nel 2002 partecipa in qualità di autrice dei testi e di co-produttrice all’album di Giuliano Palma “GP”.
La sua esperienza radiofonica inizia nel 1994 a Radio Deejay insieme ad Albertino nella trasmissione “Venerdì Rappa” (poi “One-Two One-Two”) curando la posta degli ascoltatori. Qui la Pina ha modo di iniziare a sviluppare il suo interesse per il linguaggio e per la parola scritta, parlata, rappata, elemento ricorrente di tutti i programmi che seguiranno. Due anni dopo su Radio Due conduce tra le 14.00 e le 15.00 “In aria”, e nel 1997 su Rai Due la striscia pre-serale televisiva “Sanremo in Aria” insieme a Platinette. Nel 1998 approda a Station One con la sit-com radiofonica pomeridiana “Otto tette sotto un tetto”. Nel 1999 torna a Radio Deejay con “Pinup” in chiusura della fascia serale del lunedì, poi le viene affidato lo spazio del mattino “Bonjour Finesse” dove il suo bulldog Cora riveste il ruolo di opinionista.Nel 2002 presenta sul canale satellitare Gay Tv “Sesso in condotta” e “A letto con La Pina”, magazine notturno per parlare di sesso senza tabù. E’ di recente stata opinionista al reality show “La Fattoria” su Italia 1, ed è autrice del “Dating Show” La sottile linea rosa su Fox Life. Attualmente e’ in onda su Radio Deejay con Pinocchio, “programma di alleggerimento” nella fascia del drive time che conduce dal 2001, in compagnia di Diego Passoni.
 
Sergio Buonadonna
Palermitano, giornalista, è stato a lungo redattore dell’Ora, il quotidiano antimafia diretto da Vittorio Nisticò, che riuscì a fare di quel piccolo, grande giornale un simbolo in tutto il mondo. Lì ha cominciato nel 1965 e vi è rimasto per tredici anni occupandosi di cronaca, inchieste, politica. Sua la prima inchiesta in Italia (1975) sull’impero esattoriale dei cugini Salvo, esponenti politici aderenti alla Democrazia Cristiana e affiliati alla cosca mafiosa di Salemi. Dopo il 1978 Buonadonna è stato caporedattore di Diario e nell’82 è passato al Gruppo Editoriale L’Espresso; dal 1987 è passato al quotidiano Il Secolo XIX, dove ha ricoperto prima l’incarico di caporedattore centrale ed in seguito quello del settore cultura e spettacoli. E’ anche collaboratore di LaRepubblica.
   
   
Stefano Cecconi
  Sindacalista, responsabile delle politiche della salute e della contrattazione sociale per la Cgil nazionale, dove lavora presso il Dipartimento Welfare, Stefano Cecconi ha ricoperto l’incarico di segretario generale della Camera del Lavoro provinciale di Padova e poi di segretario regionale confederale Cgil Veneto (con deleghe: alle politiche di welfare, dell’immigrazione, dell’istruzione e formazione e di segretario organizzativo). È stato consigliere della Camera di commercio industria, artigianato eagricoltura di Padova e del Consiglio di amministrazione del Consorzio zona industriale di Padova. E’ nel Comitato di redazione della Rivista delle Politiche Sociali RPS. Promotore di SOS Sanità.,prima di operare a tempo pieno nel sindacato ha lavorato come formatore-monitore presso la Scuola per infermieri professionali e assistenti sanitari dell’Unità sanitaria locale di Padova ed è stato responsabile di un Progetto di cooperazione in Africa, per la formazione di personale sanitario a Capo Verde. Attualmente è referente nazionale del Comitato StopOPG, per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
   
   
Elena Cennini
Esperta in gestione e valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, è in contatto con molte realtà associative attive sul fronte dell’immigrazione e della lotta alle mafie. Si occupa dell’organizzazione del Festival dell’Impegno Civile promosso dal Comitato Don Peppe Diana e dal coordinamento provinciale di Libera Caserta all’interno dei patrimoni sottratti alla camorra. Negli ultimi anni esplora le possibilità offerte dal teatro nell’ambito del disagio sociale e dell’interculturalità. E’ autrice, tra l’altro, degli scritti Lontano da. Interventi a margine di un dolore, nel volume collettaneo A distanza d’offesa, Ad Est dell’Equatore 2010; Tra stelle e ferite, nel volume collettaneo Come camaleonti davanti allo specchio. La vita negli spazi fuori luogo, Ad Est dell’Equatore 2013, Anna non fece ritorno, nel libro Poi piovve la città di Linda Dalisi, Pungitopo edizioni 2013.
   
   
Magda Guia Cervesato
Nata a Bergamo e cresciuta a Milano, ha trascorso dieci anni all’estero tra Austria e Stati Uniti, formandosi come traduttrice. Nel 2012 ha pubblicato per l’editore Sensibili alle Foglie, TSO – Un’ esperienza in reparto psichiatria, nel quale è riuscita a raccontare il proprio, personale viaggio negli spazi di orrore esterno/interno che possono trasformare un TSV (Trattamento Sanitario Volontario) in TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio).
   
   
Massimo Cirri
cirriToscano trapiantato a Milano, è psicologo e giornalista. Da venticinque anni lavora nei servizi pubblici di salute mentale. Dal 1997 autore e voce di Caterpillar, su Radio2, e prima a Radio Popolare di Milano. Autore teatrale con Lella Costa, ha scritto per “Diario”, “Linus”, “Smemoranda”, “Tango” e “Playboy”. Coautore di Via Etere (Feltrinelli, 1988), Il mistero del vaso cinese (Sperling & Kupfer, 1993), Nostra Eccellenza (Chiarelettere, 2008),Dialogo sullo -Spr+Eco (Promo Music, 2010), Acolloquio. Tutte le mattine al Centro di Salute Mentale (Feltrinelli, 2009) e Il tempo senza lavoro (2013). È stato autore televisivo per Fuori Orario (1987-1988, Rai3), Saxa Rubra (1994, Rai3), Mitiko (2006, La7). Si è inventato i RadioIncontri di Riva del Garda. È specializzato in criminologia clinica e ama decespugliare.
   
   
Mauro Covacich
covacichNato e formatosi a Trieste, dove nel 1990 consegue la laurea in Filosofia con una tesi su Gilles Deleuze, Mauro Covacich, dopo aver intrapreso la carriera di insegnante, esordisce nella narrativa nel 1993 con Storia di pazzi e di normali (Laterza)), al quale seguono Colpo di Lama (Neri Pozza, 1995), Mal d’autobus (Tropea, 1997), Anomalie (Arnoldo Mondadori Editore, 1998, 2001), e La poetica dell’Unabomber (Theoria, 1999). Nel 1999, in seguito a questi suoi primi lavori di narratore, l’Università di Vienna gli conferisce l’Abraham Woursell Prize, una borsa di studio triennale che gli consente di effettuare periodi di “writer in residence” in numerose università europee e statunitensi. Grazie a questo riconoscimento, nel 2000 abbandona l’insegnamento per dedicarsi interamente alla scrittura. Con A perdifiato (Einaudi, 2003), inizia il cosiddetto “ciclo delle stelle”. Si tratta di una pentalogia composta da altri tre romanzi: Fiona (Einaudi, 2005), Prima di sparire (Einaudi, 2008), e A nome tuo (Einaudi, 2011), intercalati dalla videoinstallazione “L’umiliazione delle stelle”, realizzata da Covacich nel 2010 e prodotta da Buziol-Einaudi-Magazzino d’Arte Moderna Roma 2010. Covacich è autore anche di saggi narrativi, tutti pubblicati da Laterza: Trieste sottosopra. Quindici passeggiate nella città del vento 2006) e L’arte contemporanea spiegata a tuo marito (2011), le cui lezioni sono prima apparse in forma di post sul sito italiano di Vanity Fair. Dal 1998 collabora con il Corriere della Sera e altre testate. Ha inoltre realizzato per la Rai alcuni radio documentari e il radiodramma Safari. Dal 2002 al 2012 ha insegnato, insieme a Roberto Ferrucci, scrittura creativa presso l’Università di Padova e nel 2013 ha pubblicato da Einaudi L’esperimento.
   
   
Dario Stefano Dell’Aquila
dell'acquilaGiornalista, ricercatore e membro dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione in Italia, lavora sui temi della vulnerabilità sociale, della libertà e del potere psichiatrico. Collabora con “Gli Asini”, “il manifesto”, “Napoli monitor”. Ha scritto, tra l’altro, A occhi aperti. Le nuove voci della narrativa italiana raccontano la realtà (Mondadori, 2008) e Se non ti importa il colore degli occhi. Inchiesta sui manicomi giudiziari (Filema, 2009). Nel 2013 ha pubblicato con le edizioni dell’Asino Cronache da un manicomio criminale, insieme ad Antonio Esposito.
   
   
Antonio Esposito
Giornalista e libero ricercatore, esperto di psichiatria e razzismo ha curato i testi A distanza d’offesa (Ad est dell’equatore, 2010) e Carta Straccia. Economia dei diritti sospesi (Ad est dell’equatore, 2011), Come camaleonti davanti allo specchio. La vita negli spazi fuori luogo (Ad est dell’equatore, 2013). Collabora con istituti di ricerca e associazioni impegnate nel contrasto alla criminalità organizzata. Nel 2013 ha pubblicato con le edizioni dell’Asino Cronache da un manicomio criminale, insieme a Dario Stefano Dell’Aquila
   
   
Giulia Girardello
Laureata in Arti Visive presso la Facoltà di Design e Arti dello IUAV (Venezia), si occupa, come lei stessa ha dichiarato, “di arte contemporanea, con una particolare passione per le situazioni marginali e per gli artisti che operano sul confine, che si interrogano e mettono in discussione le nostre certezze”. Scrittrice e curatrice indipendente, dal 2012 si occupa del progetto Nerodiseppia, negozio collettivo di arte, design e musica che promuove e sostiene le produzioni indipendenti a Venezia. Nel 2013 ha curato, assieme a Mattia Pellegrini, la pubblicazione Se io sono la lingua. Aldo Piromalli e la scrittura dell’esilio, edito da Sensibili alle Foglie in collaborazione con il Museo dell’arte italiana in esilio. Il volume è parte del progetto “Exile” dell’artista Dora Garcia, presentato al Museo d’Arte di Tel Aviv.
   
   
Giuseppina La Delfa
italo francese nasce nel 63 a Lille (Francia) dove studia letteratura comparata e didattica del francese come lingua straniera. Si trasferisce in Italia nel 1990 dove insegna lingua francese all’Università di Salerno come lettrice di madre lingua. Attivista lesbica dal 2000 circa, nel 2005 fonda con altre famiglie l’Associazione Famiglie Arcobaleno, associazione di genitori Omosessuali di cui è tuttora presidente. L’attività politica di La Delfa consiste nel promuovere la genitorialità omosessuale creando dibattito, promuovendone la visibilità, partecipando a ricerche e organizzando convegni, al fine di ottenere dignità sociale e parità di diritti per i genitori omosessuali e i loro figli. Ha due figli: Lisa Marie nata nel 2003 e Andrea Giuseppe nato nel 2012. Nel 2013 si sposa a Tourcoing, Francia, con Raphaelle Hoedts, sua compagna dal 1982 e altra madre dei suoi figli. Hanno avviato in Francia la procedura di adozione del figlio del coniuge prevista dalla legge francese sul matrimonio ugualitario.
   
   
Licia Maglietta
Licia Maglietta, napoletana, è senza dubbio una delle attrici italiane più intense ed espressive, capace di unire alla sua passionalità partenopea un’enigmatica e sottile freddezza. A teatro è stata protagonista in spettacoli di Mario Martone, Toni Servillo, Elio De Capitani,Carlo Cecchi, interpretando testi di Shakespeare, Molière, Camus, Büchner, Goldoni, Pirandello e Moscato. Il suo “Delirio Amoroso” (1995), monologo tratto dall’opera di Alda Merini, di cui è anche regista e scenografa, ha tenuto banco per circa un decennio nei teatri italiani. Altre sue celebri interpretazioni teatrali sono “L’uomo atlantico”, di Marguerite Duras, “Lamia” , di Luisa Stella, “Una volta in Europa” , di John Berger, “Vasta è la prigione”, di Assia Djebar, “Digiunare, divorare”, di Anita Desai, “Manca solo la domenica”, di Silvana Grasso, “La grande occasione” di Alan Bennett, “Il difficile mestiere di vedova” , di Silvana Grasso, e “L’isola di Arturo”, di Elsa Morante. Al cinema è stata diretta da Mario Martone in “Morte di un matematico napoletano” (1992), “Rasoi” (1993) e “L’amore molesto” (1995), da Silvio Soldini in “Le acrobate” (1997), “Pane e tulipani” (2000) e “Agata e la tempesta” (2004), da Antonio Capuano in “Luna Rossa” (2001) e da Susanna Tamaro in “Nel mio amore” (2004). Una vasta popolarità le è arrivata soprattutto dopo il film “Pane e tulipani”, con cui ha vinto nel 2000 il premio David di Donatello come miglior attrice protagonista. Licia Maglietta è stata inoltre la voce italiana della madre in “Persepolis” (2008), film d’animazione che ha vinto il premio della giuria al Festival di Cannes nel 2007. In quello stesso anno è stata impegnata nel film–tv in pillole “Viaggio in Italia – Una favola vera”, insieme ad Antonio Catania, con cui aveva già lavorato in “Pane e tulipani”. L’attrice partenopea ha portato in giro per l’Italia nel 2009 “Manca solo la domenica”, in cui era accompagnata al bayan dal musicista russo Vladimir Denissenkov, e nel 2012 “Ballata”, omaggio alla poetessa polacca Wyslawa Szymborska, premio Nobel, scomparsa quello stesso anno, dove divideva la scena con la pianista classica Angela Annese. Nel 2013 la Maglietta ha recitato insieme a Sergio Castellitto nella serie tv “In Treatment”, diretta da Saverio Costanzo.
   
   
Luca Morassutto
39 anni, professione Avvocato, Foro di Ferrara, specializzato in diritto penale. Coautore di Protezione dei dati personali e accertamento penale, verso la creazione di un nuovo diritto fondamentale? (ed. Aracne) . Responsabile Arcigay per il convegno: Verso una legge contro l’omofobia e la transfobia, profili di diritto penale e costituzionale, che si terrà a Ferrara il 6 dicembre 2013 presso la Facoltà di giurisprudenza. Referente per l’area penale di www.articolo29.it, portale giuridico sulla questione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Autore degli articoli: Legge contro l’omofobia e la transfobia: il coraggio mancato e l’occasione perduta? e Omofobia e transfobia: il trucco c’è ….e si vede, comparsi su diversi siti di informazione giuridica tra cui Questione giustizia, rivista giuridica di Magistratura democratica.
   
   
Daniele Piccione
Triestino, laureatosi con una tesi sui Problemi costituzionali della legge 13 maggio 1978, n. 180, Daniele Piccione ha vinto nel 2003 concorso per Consigliere parlamentare del Senato della Repubblica, assegnato al Servizio delle Commissioni permanenti e speciali (Commissioni affari esteri); quindi al Servizio degli Affari legali e, in seguito al Servizio dell’Assemblea e degli affari legislativi. Nel 2013 ha pubblicato, nella collana 180 Archivio critico della salute mentale delle Edizioni Alpha& Beta, Il pensiero lungo. Franco Basaglia e la Costituzione, il cui obiettivo è di illustrare come il processo di liberazione di chi soffre di disturbi mentali realizzato da Basaglia vada oggi difeso nel nome della nostra Carta fondamentale, le cui norme di riferimento legate alla salute mentale, hanno donato senso, vigore e forza ad un’impresa storica quale quella del superamento dell’ospedale psichiatrico di Trieste e poi all’approvazione della legge 180.
   
   
Anna Poma
laureata in Filosofia e in Psicologia, dopo alcuni anni di insegnamento, dal 1998 lavora nel campo della salute mentale. E’ stata consulente del D.S.M di Treviso per specifici progetti di de istituzionalizzazione. Nel 2002 è socio fondatore della cooperativa sociale Con-Tatto e a tutt’oggi ne è Presidente. Dal 2003 è portavoce del Forum Veneto per la Salute Mentale. Dal 2006 è Coordinatrice d’Ambito della Consulta per la tutela della Salute del Comune di Venezia e negli ultimi anni è referente regionale del comitato Stopopg. Svolge attività di psicoterapeuta tra Venezia e Treviso e è formatrice in diverse istituzioni. Dal 1994 al 2000 ha collaborato alle pagine culturali del “Secolo XIX” di Genova e, in seguito, per i quotidiani veneti del gruppo Repubblica-Espresso. E’ ideatrice e responsabile scientifico del Festival dei Matti
   
   
Franco Rotelli
Medico psichiatra, è stato dal 1970 al 1980 collaboratore di Franco Basaglia a Parma e a Trieste. Ha diretto i Servizi di Salute Mentale di questa città dal 1980 al 1995. Come coordinatore del Centro Studi per la Salute Mentale del Friuli Venezia Gliulia (Centro collaboratore OMS) è stato consulente dell’Organizzazione Panamericana della Sanità in Brasile, Argentina, Repubblica Dominicana. Ha svolto cicli di conferenze in vari paesi ed è autore di numerose pubblicazioni, tra cui, con Ota De Leonardis e Diana Mauri, Nell’impresa sociale (Anabasi, Milano, 1994) e con Peppe dell’Acqua Basaglia a Trieste. Cronaca del cambiamento (Stampa Alternativa 2008). Dal 1998 è stato Direttore Generale della ASS.1 Triestina, dal 2001 al 2003 Direttore generale della ASL 2 di Caserta, dal 2004 di nuovo Direttore Generale a Trieste. Concluso il mandato è stato nominato Presidente della Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo “Franco Basaglia”. Dal giugno 2013 è Presidente della Commissione Sanità della Regione Friuli Venezia Giulia.
   
   
PierAldo Rovatti
Ha studiato fenomenologia a Milano con Enzo Paci, iniziando fin dagli anni sessanta a collaborare con la rivista di filosofia e cultura «Aut aut», di cui è direttore dal 1976; insegna Filosofia contemporanea all’Università di Trieste ed è editorialista del quotidiano Il Piccolo di Trieste e collaboratore di La Repubblica . Nel 1983 fa uscire con Gianni Vattimo il reading Il pensiero debole che sarà ristampato molte volte e tradotto in varie lingue, e da cui è nato un ampio dibattito, all’inizio sulle pagine di “Alfabeta” (di cui era redattore), poi in diverse altre sedi non solo italiane, e che continua tuttora. Le questioni concernenti tale forma nuova di pensiero (che hanno a che fare soprattutto con Nietzsche e Heidegger) diventano il punto di partenza della sua successiva produzione: Il paiolo bucato (Cortina 1998), La follia in poche parole (Bompiani 2000), La scuola dei giochi (Bompiani 2005, con Davide Zoletto), La filosofia può curare? (Cortina 2006), Abitare la distanza (Cortina 2007), Possiamo addomesticare l’altro? (Forum 2007), La posta in gioco (Mimesis 2010), Etica minima (Cortina 2010), Noi, i barbari. La sottocultura dominante (Cortina 2011). Nel 2010 è uscito un volume a lui interamente dedicato (René Scheu, Il soggetto debole. Sul pensiero di Pier Aldo Rovatti, Mimesis, Milano 2010). La riflessione di Rovatti si è incentrata soprattutto sulla questione del soggetto e delle sue trasformazioni nel pensiero contemporaneo, con particolare riferimento alla filosofia francese (Sartre, Lévinas, Foucault, Derrida), al rapporto tra filosofia e psicanalisi (Jung, Lacan) e tra filosofia e psichiatria (Basaglia), lavorando sui temi del bisogno e del desiderio, del gioco e del paradosso.
   
   
Andrea Segre
Giovane regista italiano di film e documentari per il cinema e la televisione, Andrea Segre è anche docente e dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione all’Università di Bologna, come esperto di analisi etnografica della produzione video e di pratiche e teorie di comunicazione sociale, in particolare nell’ambito della solidarietà internazionale. Da oltre dieci anni presta particolare attenzione al tema delle migrazioni ed è fondatore dell’associazione “ZaLab”, impegnata attualmente a promuovere il progetto La prima scuola, il cui obiettivo è il quello di promuovere il finanziamento di progetti artistici e pedagogici nella scuola primaria. Ha diretto numerosi documentari: il primo, Lo sterminio dei popoli zingari, è datato 1998. Da allora ha lavorato sempre a opere sulla marginalità di etnie, popoli e culture: l’Albania (Ka Drita?, A metà-storie tra Italia e Albania, L’Albania è Donna) e l’Africa (Dio era un musicista, presentato nel 2005 a Venezia nella sezione “Giornate degli Autori”). Tra i suoi ultimi lavori ha realizzato, nel 2009, il documentario Come un uomo sulla terra, già vincitore di numerosi premi, presentato a molti festival in Italia e all’estero e candidato al David di Donatello per la sezione Documentari e Il Sangue Verde (2010), premio alla 67ma Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione “Giornate degli autori”. Nel 2012 al Bif&st vince il “Premio Franco Cristaldi” per il miglior film con Io sono Li e il “Premio Vittorio De Seta” per il miglior documentario con Mare Chiuso. Nel 2013 ha presentato alla 70ma Mostra del Cinema di Venezia il film La prima neve.
 
Camilla Seibezzi
 (Venezia, 1966) esperta in progettazione culturale quale fondamento per lo sviluppo e la riqualificazione territoriale, ha curato numerose mostre internazionali tra le quali diverse facenti parte delle ultime edizioni dell’Esposizione Internazionale d’Arte e Architettura della Biennale di Venezia.
Ha una pluriennale esperienza come project manager di grandi mostre. E’ stata responsabile dell’organizzazione e programmazione dell’area “Arts and Cultural Heritage Management” e docente dei master in Cultural Planning, Strategic Planning, Management degli eventi artistici e dello spettacolo presso l’Istituto Europeo di Design, Venezia.Recentemente ha curato il volume Loading. Una nave pirata, per immaginare la Biennale del terzo millennio. 1895-2007, Milano, 24 ORE Motta Cultura, Regione del Veneto, 2008.
Ha collaborato con diverse Istituzioni: Regione Veneto, Comune e Provincia di Venezia, f.r.a.m.e. (Finnish Fund for Arts Exchange), British Council, Henry Moore Foundation, Epad Parigi, Nga Pae O Te Maramatanga / te Manawa Museum Trust, Aotearoa NewZealand, Conseil des Arts du Canada, Ministero della Cultura della Turchia, Ministero della Cultura dell’Irlanda, I.I.L.A., Via Farini, Fondazione BLM, Fondazione Querini Stampalia e altre. E’ consigliera comunale a Venezia con  delega  per  i Diritti civili, Politiche contro le discrimazioni e Cultura lgbtq.
 
 

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