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Il Festival dei Matti ha ricevuto l'adesione
della Presidenza della Repubblica
Adesione Presidenza della Repubblica

INCONTRI

 

Fuori norma – il conflitto delle passioni

Intervista ad Umberto Galimberti
a cura di Anna Poma (Festival dei Matti)

Giovedì 17 novembre
Ore 18 – Teatro Goldoni (Venezia)
Ingresso libero
  "Consegnami il tuo abisso, lo riempirò di sonno"
W. Szymborska, Foglietto illustrativo
   
  Apprendiamo a spassionarci con mille stratagemmi e scordiamo l'abisso che ci abita, insieme al corpo che di quell'abisso è custode e testimone. Apprendiamo a scansare lo squilibrio, la materia incandescente del nostro sentire, il clamore di sogni e desideri, la corsa sfrontata del nostro respiro, pur di plasmare una normalità che dia ordine e ragione al mondo condiviso. Lì dentro però siamo solo stranieri gli uni agli altri, solo stranieri di noi stessi. Ma non riusciamo a ricordarlo.
Parleremo di questo.
   
d Umberto Galimberti è professore ordinario titolare della cattedra di Filosofia della Storia all'Università "Cà Foscari" di Venezia e psicoanalista di formazione junghiana. E' stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1985 è membro ordinario dell'International Association for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24 ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica".
Pensatore coraggioso e appassionato, Galimberti ha dedicato molti dei suoi studi alle nozioni di simbolo, corpo e anima, ragione e follia mostrandone le fondamentali implicazioni nell'esperienza di sé e del mondo. Sulla scena contemporanea, dominata dalla tecnica, Galimberti, analizza poi la strutturazione dei poteri-saperi e il loro controllo sui destini individuali.
È autore, tra gli altri, di Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli - 1979, Il corpo, Feltrinelli - 1983, Psiche e techne.
L'uomo nell'età della tecnica, Feltrinelli - 1999, I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli - I miti del nostro tempo, Feltrinelli – 2009, Il segreto della domanda Feltrinelli-2011, Tra il dire e il fare.

Saggi e testimonianze sulla consulenza filosofica, con Luigi Perissinotto, Mimesis, 2011,
   
a Anna Poma, laureata in Filosofia e in Psicologia, dopo aver insegnato, in qualità di docente di ruolo di Filosofia e Storia, in un liceo classico della Provincia di Venezia, da molti anni lavora nel campo della salute mentale. E' stata consulente del D.S.M di Treviso per specifici progetti di de istituzionalizzazione. Nel 2002 è socio fondatore della cooperativa sociale Con-Tatto e a tutt'oggi ne è Presidente. Dal 2003 è portavoce del Forum Veneto per la Salute Mentale. Dal 2006 al 2010 è Coordinatrice d'Ambito della Consulta per la tutela della Salute del Comune di Venezia. Svolge attività di psicoterapeuta tra Venezia e Treviso e di formatrice in diverse istituzioni. Dal 1994 al 2000 collabora per le pagine culturali del "Secolo XIX" di Genova e, in seguito, per i quotidiani veneti del gruppo Repubblica-Espresso.

E' ideatrice e responsabile scientifico del Festival dei Matti .
   

Entrare fuori uscire dentro

I bambini e ragazzi protagonisti dei LABORATORI DI CITTADINANZA incontrano Marco Cavallo e gli presentano il libro Ma sei matto?! e i loro corti Ma sei matto?! e Il comodino. a cura della Fondazione Franca e Franco Basaglia
Sabato 19 novembre
Ore 11 – Teatro Goldoni (Venezia)
Ingresso libero

Il Festival presenta i lavori svolti nell'ambito dei Laboratori di Cittadinanza organizzati dalla Fondazione Franca e Franco Basaglia: dell’incontro saranno protagonisti  i bambini e i ragazzi  degli Istituti scolastici di Mestre e Venezia  coinvolti attivamente e creativamente nei laboratori,   che incontreranno  Marco Cavallo insieme ad Alberta Basaglia, Peppe Dell’Acqua e  Giuliano Scabia

   
b I Laboratori di cittadinanza si svolgono nell'arco di alcuni mesi nelle scuole medie superiori, prevedono studio ed esperienza e organizzano, per chi vi partecipa, l'incontro e il lavoro comune con persone che vivono i problemi personali e sociali che a scuola sono oggetto di studio. Studentesse e studenti, con il supporto di insegnanti, animatori ed esperti, lavorano così con associazioni e gruppi di utenti dei servizi di salute mentale, con associazioni e gruppi di persone disabili, con lavoratori delle cooperative di ex detenuti, con migranti che chiedono asilo. Da questi Incontri Ravvicinati nascono discussioni, domande, ricerche che diventano documentari, inchieste, foto, interventi su radioweb, disegni, canzoni, tutti oggetti destinati a un pubblico di studenti ma non solo, testimoni della costruzione di percorsi e linguaggi comuni, oltre le differenze. In questo senso si parla di Laboratori, perché si tratta contesti in cui lo studio è legato all'esperienza; e si parla di cittadinanza in quanto si cerca, al fondo, di insegnare, apprendere e praticare un'idea di cittadinanza che è presa di parola e di responsabilità sul mondo, non solo diritti e doveri; un'idea di cittadinanza consapevole del fatto che la conoscenza, il riconoscimento e il rispetto dell'altro sono la base essenziale per cercare poi, insieme, i modi e le procedure della convivenza.
A Venezia si lavora anche con i bambini e le bambine delle scuole elementari
   
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"Ma sei Matto?!"- Libro e video

Questo libro nasce da uno dei laboratori di cittadinanza promossi nelle scuole dall'assessorato alle Politiche giovanili e pace del comune di Venezia e dalla Fondazione Franco e Franca Basaglia, e ha coinvolto due classi dell'ultimo anno del liceo di scienze sociali Stefanini di Mestre e i bambini di due classi elementari di Mestre e di Venezia. Ad ascoltare e a intervenire, i ragazzi; molti con un vissuto fatto anche di esperienze di stage in strutture legate al disagio. Quindi l'ulteriore fase del progetto: il laboratorio di scrittura creativa, premessa necessaria perchè i pensieri potessero trasformarsi in storie.
Alle parole scritte si sono poi aggiunti i disegni, nati dal "dialogo" tra i ragazzi dello Stefanini e i bambini delle due classi elementari. I più grandi sono andati in aula con le loro storie matte e i più piccoli, entusiasti, hanno ascoltato e hanno disegnato, hanno dato corpo alle parole. Tanti adulti, davanti all'idea di "Ma 6 matto ?!", avevano obiettato: "Ma come, andate con dei diciassettenni a parlare di matti con i bambini di sei anni, vi pare il caso?" Sì. Parlare delle paure aiuta; i temi strani e rovesci sanno anche essere entusiasmanti, liberatori e formativi.

   
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I comodini_Video
Anche quest'anno di nuovo insieme gli studenti del Liceo Stefanini e i bambini della scuola primaria Santa Barbara....sono infatti gli stessi ragazzi che l'anno scorso hanno pubblicato il libro "Ma sei matto?!", una raccolta di racconti che gli adolescenti hanno scritto per i più piccini sulla follia e la diversità.
Stavolta le attività si sono concentrate su una storia particolare; un tempo, chi veniva rinchiuso in manicomio, doveva separarsi da tutti gli oggetti personali, anche quelli più intimi: fotografie, anelli, orecchini, quadernetti, ricordi.... una delle prime cose che Franco Basaglia fece a Gorizia, fu restituire ad ogni paziente i suoi oggetti sottratti, consegnando ad ognuno un comodino.
Era come riconoscere finalmente dignità e identità a ciascuna persona.
E' stato proprio questo elemento, il comodino, al centro quest'anno del lavoro dei ragazzi. Dunque, i liceali hanno lavorato guidati da un'autrice cinematografica, per produrre alla fine dell'anno una sceneggiatura. Hanno immaginato una serie di comodini pieni di oggetti e provato a ricostruire le storie nascoste dei loro proprietari. Tra i quattro lavori prodotti, una Giuria di esperti ha giudicato "la vita degli altri"* e "quasi quasi muoio domani"** le due migliori. Da qui nascerà un vero e proprio cortometraggio.
Nel frattempo, i bimbi hanno costruito davvero, e non solo immaginato, ognuno un comodino di cartone con le proprie piccole cose.

*motivazione: per aver individuato nell'interpretazione del quotidiano femminile gli stereotipi legati al disagio e per aver riconosciuto la solidarietà di genere come superamento dei pregiudizi.

** motivazione: per aver individuato uno dei più importanti e controversi concetti legati al tema della salute mentale ossia il connubio tra arte, passione e follia e per aver saputo calibrare una giusta dose di ironia nell'affrontare il difficile tema del suicidio.

   
basaglia Alberta Basaglia, psicologa, Vicepresidente della Fondazione Franca e Franco Basaglia, è responsabile del Servizio Partecipazione giovanile e Cultura di pace del Comune di Venezia, dove ha anche guidato il Centro Donna dal 1980 al 2003 e il Centro Antiviolenza. E' Consigliera di fiducia del Rettore dell'Università di Padova contro le molestie e le discriminazioni.
   

Peppe Dell'Acqua, salernitano, classe 1947, psichiatra, che ha avuto la fortuna di iniziare a lavorare con Franco Basaglia fin dai primi giorni triestini, partecipando all'esperienza di trasformazione e chiusura dell'Ospedale Psichiatrico. Tuttora vive a Trieste ed è il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale.

Insegna psichiatria sociale presso la Facoltà di Psicologia dell'Ateneo di Trieste.

Nel 1988 pubblica per Edizioni Sapere 2000, insieme a Roberto Mezzina "Il folle gesto" che raccoglie l'esperienza sulla questione della perizia psichiatrica e del lavoro presso il carcere e nell'ospedale psichiatrico giudiziario. Il testo, che raccoglie 15 perizie psichiatriche , pone particolare attenzione alla narrazione.

Nel corso dell'attività lavorativa ha svolto e organizzato molteplici attività di consulenza scientifica ed organizzativa in varie sedi in Italia, in Europa e nelle Americhe tenendo cicli di conferenze, seminari, verifiche tecniche. Segue con particolare attenzione l'aspetto della comunicazione e della formazione, sia degli operatori che delle famiglie di persone con disturbo mentale. Ha pubblicato un manuale, "Fuori come va? Famiglie e persone con schizofrenia", rieditato nella III edizione da Feltrinelli Editore (2010), che completa e riassume il percorso di ricerca nel campo del sostegno alle famiglie con persone con disturbo mentale.

E' tra i promotori del Forum Salute Mentale, avamposto per la tutela dei diritti delle persone con disturbo mentale.

Nel 2007 ha pubblicato il libro-testimonianza "Non ho l'arma che uccide il leone. Trent'anni dopo torna la vera storia dei protagonisti del cambiamento nella Trieste di Basaglia e nel manicomio di San Giovanni", con una inedita prefazione di Basaglia (Stampa Alternativa, Viterbo).

   
r Giuliano Scabia, poeta, narratore e drammaturgo, è stato uno degli iniziatori dell'avanguardia teatrale con Nono, Quartucci, Bene, Luzzati, Ronconi, Barba, Grotowski e altri; fra l'altro ha guidato insieme a Vittorio Basaglia l'esperienza di Marco Cavallo (1973), nel manicomio di Trieste diretto da Franco Basaglia.
   

Fuori luogo. Il divano e altre storie.

I lavoratori dell'ex Eutelia tra assemblea, auto aiuto e scrittura di sé.

Incontro con
Tiziana Crostelli e Paola Fontana (lavoratrici ex eutelia)
Corrado Mandreoli (Cgil Milano)
Massimo Cirri (conduttore Caterpillar)

Sabato 19 novembre
Ore 17 – Teatro Goldoni (Venezia)
Ingresso libero
   

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I lavoratori ex Eutelia fra assemblea, auto-aiuto e scrittura di se.
Racconti vari di sofferenza individuale, lotta e ricostruzione in un'azienda in crisi
Nell'incontro proposto si affronterà il tema della sofferenza individuale della perdita del lavoro che da "luogo comune" senza vie di scampo può trasformarsi nel "fuori luogo" del prendersi cura.

Un progetto di auto-aiuto psicologico proposto dalla CGIL ai lavoratori in assemblea, dopo aver rilevato un gran numero di casi di sofferenza individuale fra le lavoratrici ed i lavoratori di una azienda fortemente in crisi come l'ex Eutelia. Un percorso di gruppo a cui hanno aderito una quindicina di lavoratori che, a partire dalle sofferenze individuali innescate dalla situazione di crisi aziendale, hanno usato la condivisione, il racconto e la scrittura di sè quali strumenti per non sentirsi soli, aiutarsi a gestire le difficoltà e mitigare la sofferenza.
Un'esperienza molto intensa, non ancora conclusa, che ha creato relazioni profonde, dove sono state condivise non solo le sofferenze ma anche le strategie d'uscita messe in atto da ciascun componente del gruppo. Un'esperienza preziosa che, per poter essere trasmessa, ad un certo punto del percorso si è trasformata in scuola di scrittura, dove i lavoratori, sotto la guida della scuola Holden di Torino, si sono trasformati in narratori e stanno raccogliendo le loro storie in un libro.

 

Corrado Mandreoli è segretario della CGIL di Milano con responsabilità diretta dell'ufficio politiche sociali. Il suo ufficio ha proposto e gestito il progetto di auto-aiuto dei lavoratori ex Eutelia. E' stato per molti anni presidente della cooperativa sociale I Sommozzatori della Terra.

Massimo Cirri, (Carmignano, 27 dicembre 1958) è un conduttore radiofonico, psicologo e autore teatrale italiano.
Nel 1982 consegue la laurea in Psicologia all'Università degli Studi di Padova. Dal luglio 1983 lavora nei servizi pubblici di salute mentale. Tra gli anni '80 e gli anni '90, parallelamente alla sua attività di psicologo, collabora all'emittente libera milanese. Partecipa al progetto in qualità di psicologo dell'ufficio politiche sociali della CGIL di Milano

Tiziana Crostelli e Paola Fontana, sono due lavoratrici ex Eutelia che partecipano al progetto ed alla stesura del libro.

   

La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, un banale atto di giustizia.

Incontro con
Stefano Cecconi (Cgil nazionale – comitato stop opg)
Franco Rotelli (presidente Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo 'Franco Bsaglia')

Sabato 19 novembre
Ore 18.30 – Teatro Goldoni (Venezia)
Ingresso libero
 

"Non posso stare troppo all'aria, mi sento preso dall'aria….
Quando andavo all'aria ero steso a terra e coricato,
coricato sui sedili dell'aria" .

Lettera di un detenuto dell'Opg di Aversa alla moglie, 1920

   
  Non c'è cura negli Ospedali psichiatrici giudiziari, metà carceri, metà manicomi, ma nemmeno lo scontare la pena: chi arriva qui non è imputabile del reato che ha commesso perché "incapace di intendere e volere", ma, per un codice fascista (e un paradigma psichiatrico) mai rivisitato, da quel reato non può nemmeno essere assolto, sciolto, perché lo ha commesso in quanto "malato mentale" e dunque "incapace" e dunque "pericoloso". Bisognoso di custodia. E allora poco conta se questa sequenza di equazioni sia frutto di ideologie psichiatriche e giuridiche di stampo ottocentesco, pietrificate nel codice.

Chi è inviato in OPG - e non è infrequente che lo sia per reati minori e non penali- raramente riesce ad uscirne. Ergastoli bianchi, li chiamano, come le morti del mondo del lavoro, che non sono affatto bianche, pulite, innocenti. La macchina dell'internamento insiste su ingranaggi giuridici e disciplinari di cui nessuno sa bene il senso e condivide appieno le ragioni, ma che molti contribuiscono ad azionare, anche per negligenza, superficialità, leggerezza, distrazione. Su questa scena le responsabilità si disperdono e sembrano non esser davvero di nessuno. Non dei periti che predispongono l'invio, non dei direttori degli OPG, medici al servizio del Ministero di Grazia e Giustizia fino al 2008 e oggi sostituiti da direttori amministrativi, non di chi firma le proroghe infinite delle misure di sicurezza, non dei Dipartimenti di Salute Mentale che rifiutano di farsi carico di questi ritorni.

Nessuno è responsabile, da questa parte del muro, esattamente come non lo è nessuno di quelli che vi sono rinchiusi. Eppure, una catena invisibile tiene tutti in ostaggio, a servizio di un'istituzione totale che se ne serve pervicacemente per tenersi in vita. A dispetto delle denunce, delle indignazioni, delle morti, delle inchieste che da quarant'anni ne invocano il superamento. Delle parole di Ignazio Marino, che raccontano di come, durante sopraluoghi a sorpresa, tutti i membri della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale da lui presieduta si siano a tal punto indignati da decidere, prima ancora della fine dei lavori, di interpellare il Presidente della Repubblica sul da farsi. Passaggio irrituale che Giorgio Napolitano ha rinforzato, chiedendo loro di raccogliere le immagini in un filmato, di costruire delle prove, di renderle pubbliche.

Dopo tutto questo, la responsabilità si ricompone ed è evidente che riguarda tutti. Che da oggi nessun esonero è consentito all'impegno per sbarrare la via d'accesso agli OPG e per spalancarne la via d'uscita. Non solo per chi abbia terminato la misura di sicurezza, ma per tutte le persone con sofferenza mentale che commettono un reato. Perché il nesso tra quella condizione e quel gesto non è affatto scontata. Perché, quand'anche accertabile, non è definitiva, irreversibile. Perché allora è meglio il carcere, dice qualcuno, dove almeno sulla carta la pena è commisurata al danno che il reato arreca . Perché chi sta male deve poter avere accesso a Servizi di Salute Mentale degni di questo nome, diffusi sul territorio, aperti sulle 24 ore, solerti in interventi che possono decostruire la crisi, depotenziarla, anticipare gesti estremi. Perché in gioco ci sono ancora una volta i diritti di cittadinanza e le tutele democratiche. E non possiamo più permettere questi crimini di pace.
   
cecconi Stefano Cecconi è sindacalista, responsabile delle politiche della salute e della contrattazione sociale per la Cgil nazionale, dove lavora presso il Dipartimento Welfare. Ha ricoperto l'incarico di segretario generale della Camera del Lavoro provinciale di Padova e poi di segretario regionale confederale Cgil Veneto (con deleghe: alle politiche di welfare, dell'immigrazione, dell'istruzione e formazione e di segretario organizzativo). È stato consigliere della Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura di Padova e del Consiglio di amministrazione del Consorzio zona industriale di Padova. E' nel Comitato di redazione della Rivista delle Politiche Sociali RPS. Promotore di SOS Sanità. Prima di operare a tempo pieno nel sindacato ha lavorato come formatore-monitore presso la Scuola per infermieri professionali e assistenti sanitari dell'Unità sanitaria locale di Padova, ed è stato responsabile di un Progetto di cooperazione in Africa, per la formazione di personale sanitario a Capo Verde.
   
Franco Rotelli è medico psichiatra, è stato dal 1970 al 1980 collaboratore di Franco Basaglia a Parma e a Trieste. Ha diretto i Servizi di Salute Mentale di questa città dal 1980 al 1995. Come coordinatore del Centro Studi per la Salute Mentale del Friuli Venezia Gliulia (Centro collaboratore OMS) è stato consulente dell'Organizzazione Panamericana della Sanità in Brasile, Argentina, Repubblica Dominicana. Ha svolto cicli di conferenze in vari paesi ed è autore di diverse pubblicazioni. Tra l'altro, con Ota De Leonardis e Diana Mauri è autore del volume Nell'impresa sociale (Anabasi, Milano, 1994). Dal 1998 è stato Direttore Generale della ASS.1 Triestina, dal 2001 al 2003 Direttore generale della ASL 2 di Caserta, dal 2004 di nuovo Direttore Generale a Trieste. Concluso in mandato è stato nominato Presidente della Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo "Franco Basaglia". Nel corso della sua vita, ha sempre studiato e lavorato per il superamento delle istituzioni totali, la deospedalizzazione, la deistituzionalizzazione delle pratiche, per la conquista dei diritti sociali, per l'inclusione.
   
   
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